“Celeste imperatore, il vostro umile servo Chen Li, discepolo di Xu Fu e con lui partito alla ricerca dell’elisir di eterna vita, è lieto di annunciare a vostra divinità di essere giunto finalmente sulla misteriosa e introvabile isola perduta e di trovarsi ai piedi del monte Penglai, dove risiedono gli otto immortali che custodiscono il segreto della vita eterna. Il viaggio che abbiamo affrontato è stato lungo e ricco di pericoli. Le acque del Mare Orientale sono spesso in tempesta e infestate da bestie marine che impediscono alle navi di avvicinarsi alle sponde dell’isola che risulta quasi impossibile da avvistare perché sempre celata da una spessa cortina di nebbia. Mi permetto adesso di narrare a vostro splendore, più nel dettaglio, per quanto mi è possibile, la cronaca delle vicissitudini che mi hanno portato in questo luogo inaccessibile. Eravamo già da molto tempo in viaggio e avevamo perso a causa delle tempeste un quarto della nostra flotta quando, durante il mese di Zengh, al sorgere della prima luna piena, sul mare increspato da onde sospinte dal vento contrario, vedemmo qualcosa muoversi velocemente verso noi.
Il capitano Lin Tao, che conduceva la nostra imbarcazione, riuscì con una fulminea manovra ad eludere l’ombra che procedeva contro il nostro scafo. Restammo tutti sgomenti, poco dopo, quando ci rendemmo conto di quale pericolo avevamo evitato. L’ombra infatti proseguì verso la giunca che ci seguiva sulla sinistra e, arrivata in prossimità dello scafo, fuoriuscì dalle acque simile ad un artiglio. Ci fu un urto violento e alcuni marinai caddero dal ponte. Le grida di allarme risuonavano nell’aria. I balestrieri di ogni imbarcazione si appostarono pronti a colpire. Degli sfortunati che erano caduti in acqua, nessuno risultava essere riemerso nè visibile, come se qualche forza li avesse risucchiati nell’oscura profondità del mare. Né vi era più traccia di quell’artiglio che avevamo visto affiorare o di quell’ombra minacciosa che ci aveva attaccato. La navigazione proseguì senza altri imprevisti per altri giorni, ma a bordo non si faceva altro che parlare degli eventi di quella sera. I marinai raccontavano storie di mostri marini che secondo antiche credenze punivano chi osasse avventurarsi per mare a disturbare il riposo delle divinità. Ebbi un colloquio con il capitano, uomo dalla cultura elevata rispetto a quella dei semplici soldati e marinai con cui condividevamo il viaggio, e che aveva viaggiato a lungo per mare. Mi raccontò che durante il suo primo viaggio lontano dalle acque più sicure, molti anni addietro, aveva assistito ad un fenomeno similare: alcune imbarcazioni erano state rovesciate e fatte a pezzi da qualcosa che si nascondeva nell’acqua e attaccava con il favore delle tenebre. Il capitano sotto cui prestava servizio allora gli aveva parlato di serpenti marini, creature discendenti dai draghi, che vivono nelle profondità del mare, ma che non possono ascendere al cielo. Durante le notti di luna piena però risalgono in superficie per mettersi in contatto con i loro nobili progenitori, ma se vengono disturbati da qualche imbarcazione che ha avuto la sfortuna di incrociarli, la attaccano per poi tornare nelle loro dimore. Noi non dovemmo aspettare che la luna sorgesse piena nel cielo per avere un altro incontro con quelle creature misteriose. Fu infatti durante una notte buia che venimmo attaccati nuovamente, questa volta da un numero elevato di esse. Quella sera si respirava un clima sereno perchè la navigazione sembrava procedere tranquilla. Il mare era piatto, anche se delle nuvole veloci procedevano da sud-ovest a nascondere le stelle. Io ero immerso nella meditazione dopo la lettura di alcuni rotoli del maestro Xu Fu quando sentii delle voci concitate. Salii sopracoperta e mi accorsi subito che il vento era mutato, si avvicinava una tempesta, ma il pericolo maggiore si nascondeva sott’acqua. Vedemmo una nave alla nostra destra piegarsi come se si fosse incagliata in una secca, ma essendo in alto mare non poteva essere della sabbia ad ostacolarla, bensì il dorso di una creatura simile ad un enorme serpente che emergendo dall’acqua la stava rovesciando. I balestrieri della nostra nave armarono rapidamente le loro balestre e scagliarono una pioggia di dardi contro quella bestia, ma la pelle della creatura era ricoperta di scaglie e per lo più le frecce vi scivolavano sopra. Sebbene il nostro tentativo non avesse ferito la bestia eravamo per lo meno riusciti ad infastidirla al punto da farla nuovamente inabissare dando così la possibilità alla giunca attaccata di ristabilizzarsi.
Ma la salvezza per i nostri compagni di viaggio durò poco. Il vento stava rinforzando e portava le urla degli uomini delle giunche che ci seguivano che erano state attaccate a loro volta da altre creature. Voltandomi vidi la prua di un’imbarcazione sollevarsi in aria e ricadere pesantemente sulla superficie dell’acqua come se qualcosa l’avesse colpita dal basso. Più in lontananza vidi una luce provenire da quello che era il centro della flotta dove anche il maestro Xu Fu viaggiava. Una giunca stava andando a fuoco ed illuminava le altre imbarcazioni che manovravano freneticamente nel tentativo di sfuggire al pericolo che incombeva loro dal basso. Il capitano Lin Tao diede ordine di procedere in quella direzione per dar manforte al resto della spedizione, ma il vento era sempre più forte e ci stava allontanando insieme ad altre quattro giunche che viaggiavano vicino alla nostra. Poi l’ombra della bestia che eravamo riusciti a respingere in un primo momento si materializzò a poppa. I balestrieri, in preda alla paura, scagliarono i loro dardi troppo presto. Due artigli fuoriuscirono dalle acque, cinsero la nostra poppa trascinandola verso il basso. Molti uomini caddero in mare, io mi ritrovai a rotolare verso una fine certa quando un giovane marinaio, a cui devo la vita, afferrò la mia veste, rallentando la caduta e permettendomi di aggrapparmi ad una corda. La nave era piegata, con la prua che puntava il cielo. Guardai alle mie spalle per vedere a quale fine mi ero sottratto, almeno per il momento, e restai inorridito.
Era buio, ed io ero in preda al terrore, ma non credo di essermi ingannato o di dar testimonianza di una visione dovuta soltanto alla condizione precaria in cui mi trovavo descrivendo il paio di occhi famelici che affiorando dalle acque scrutavano i malcapitati che rotolavano verso il basso. Sopra gli occhi vi erano delle escrescenze ossee che si piegavano verso dietro a formare delle grandi corna minacciose. Poi vidi gli artigli della bestia fuoriuscire dallo scafo ed il cielo ruotare, mi sentii come se fossi stato lanciato in aria. Ricaddi pesantemente sul ponte fradicio d’acqua, sentii urla e rumore di passi di corsa intorno a me, ma non riuscivo a muovermi.
Poi una voce vicina parlò, percepii che stesse rivolgendosi a me, ma non riuscivo a comprendere cosa mi dicesse. Poi venni spostato di forza e assicurato con una corda in modo che non scivolassi fuoribordo. Passai una mano sulla fronte, dove sentivo un forte dolore e guardai le mie dita sporche di sangue. Mi ero ferito ricadendo sul ponte, ma giuro ancora una volta che lo spettacolo a cui avevo assistito non era frutto dello stato confusionale in cui mi trovavo in quel momento. Poi venne la pioggia a lavare le mie ferite. Ricordo di aver urlato chiedendo che qualcuno venisse ad aiutarmi, ma nessuno sembrava badare a me. Erano tutti indaffarati ad evitare che la nave affondasse fra i flutti. Poi, stremato, finalmente, mi addormentai.
Nel sonno vidi ancora quella bestia che cercava di raggiungermi ed io provavo a correre via da essa, ma era tutto inutile, per quanto mi affannassi il mio destino era segnato. La creatura incombeva alle mie spalle. Sentivo il suo alito, un misto di umidità e pesce marcio, mentre apriva le sue fauci per inghiottirmi, finché non fu tutto buio. Poi una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette e otto piccole luci farmisi incontro e la voce del mio maestro chiamarmi serenamente: Chen Li, Chen Li, solo attraverso il buio si raggiunge la luce, solo attraverso la morte si può scoprire il segreto dell’immortalità.”
2 pensieri riguardo “Chen Li alla ricerca dell’immortalità – prima parte”